La nuova serie tv Sky Original è firmata dai Fratelli D’Innocenzo: dopo America Latina arriva Dostoevskij, un’altra storia che mette in scena gli abissi dell’animo umano
Dopo Favolacce e America Latina, torna il cinema abissale dei Fratelli D’Innocenzo: la loro firma è presente già dalla prima scena, inconfondibile. I due gemelli del cinema italiano hanno portato Dostoevskij a Berlino, la serie tv targata Sky Original approderà poi anche nei nostri cinema: un noir con il loro stampo, che indaga il lato più nero dell’animo umano, le logiche che governano il buio e che raccontate al cinema immergono lo spettatore nella storia tanto da farlo partecipare alle indagini del poliziotto.
Ideata, scritta e diretta dai D’Innocenzo, sarà la nuova serie tv presentata in anteprima mondiale alla 74esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Arriverà poi prossimamente al cinema con Vision Distribution. Dopo Favolacce e la vittoria dell’Orso D’Argento per la sceneggiatura, i D’Innocenzo continuano a conquistare sempre più pubblico, a partire dai più prevenuti.
Dostoevskij, la trama e il cast della nuova attesissima serie tv Sky Original
Filippo Timi è il protagonista, con al fianco Gabriel Montesi, Carlotta Gamba e Federico Vanni. Le ambientazioni del lungometraggio vedono una terra spoglia e scarna, luoghi che accomunano le pellicole dei Fratelli. Questo senso di vuoto è la prima caratteristica con la quale firmano il tutto: il clima creato è essenziale per far scaturire nel pubblico un contatto molto forte con i personaggi e la storia, anche questa volta, incalzante e caratterizzata da un buio passato del protagonista.
Dostoevskij è il serial killer che racconta di sé, dell’oscurità del mondo e della vita attraverso alcune lettere che vengono lasciate a fianco al corpo della vittima. La ricerca e lo scambio di missive con questo serial killer, farà sì che il detective sposi ancora di più la causa, iniziando a confrontarsi anche con un segreto del suo passato, che lo tormenta e lo fa sentire colpevole da diverso tempo.
“Delle estreme conseguenze dell’essere vivo: di questo tratta la serie”, scrivono i due registi. “Di un uomo che ha perso tutto in una terra di uomini che hanno perso quasi tutto. Di un uomo che ha scelto di perdere persino se stesso”, ed è proprio quest’uomo che verrà ossessionato dalla risoluzione del caso: il serial killer è uno specchio, e lui in realtà starà cercando il suo riflesso.
In questo modo Dostoevskij si presenta come un lungometraggio che pone lo spettatore davanti a una domanda senza risposta: il senso della vita, così come viene riprodotta davanti la macchina da presa, che rispecchia quella di ognuno di noi, la sua futilità, ma anche il senso della disperazione e del suo annientamento.